Colonne Sonore.net – 13 ottobre 2011
di Luca Villari
Reportage del concerto che si è tenuto l’ 11 ottobre 2011, presso la Sala Verdi conservatorio di Milano. L’evento è stato organizzato dalla Associazione ONLUS Save The Dogs per promuovere il progetto di solidarietà ed assistenza ai bambini orfani e portatori di Handicap in Romania “It’s Donkey Time!”
E’ pomeriggio, sono seduto al tavolino di un bar, poche persone intorno a me. Mi sono rifugiato qui per scrivere un breve reportage che racconti il concerto che ho avuto il piacere di ascoltare ieri sera. La luce del sole, tiepido a dispetto del calendario, taglia in due la stanza. Il chiacchierio di chi mi sta accanto mi fa compagnia, ma c’è qualcosa che mi distrae e non riesco a concentrarmi. D’improvviso capisco cos’è! È la “musica passiva”, come la definisce Nicola Piovani, ovvero quella musica che sei obbligato ad ascoltare anche se non vuoi e che trovi ovunque: in metropolitana, in taxi, in un bar… appunto ( e su questo è un problema sociale su cui…”prima o poi i governi dovranno prendere dei provvedimenti come per il fumo passivo”!). Una musica che non mi piace, che non voglio ascoltare, che forse viene ignorata da tutte le persone che mi stanno vicino, ma che non mi riesce di mandar giù. E allora mi viene in mente un’altra immagine che il Maestro, premio Oscar per La vita è bella, ieri ci ha suggerito: la musica non ci racconta nulla, la musica non ha sostantivi, non ha verbi, ma ci dice molto, comunica, fa risuonare in noi qualcosa quando la ascoltiamo, la musica se non ha sostantivi, è però ricca di avverbi, di aggettivi. E allora decido di fare un gioco: trovare quattro aggettivi per descrivere la musica che ho ascoltato ieri. Partecipativa, è senz’altro il primo. Perché ieri il pubblico della Sala Verdi del Conservatorio ha sperimentato, insieme con i musicisti e con gli organizzatori, un modo di vivere insieme la musica diverso dal solito. La musica di Piovani sembrava parlare ad ognuno di noi direttamente, ed era come se ogni singola persona presente in sala restituisse senza suono, senza parole, il proprio mondo ai musicisti, tutti straordinari, che si lasciavano attraversare da un “sentire” difficile da definire, ma reale. Senza paura di apparire retorico devo confessare che la ragione che ci ha fatti ritrovare in occasione di questo evento, ovvero il sostegno al progetto promosso dalla ONLUS “Save The Dogs”, le immagini che ci sono state mostrate prima del concerto – che raccontavano la vita dei bambini abbandonati, o che dovevano convivere con gravi disabilità, e che, nel rapporto con quattro piccoli asini, scoprono nuove risorse, nuovi modi di relazionarsi con il mondo – hanno influenzato la musica, caricandola di un significato, di un valore, che l’ha arricchita. Attiva: niente di ciò che ci è stato proposto ieri è stato accolto in modo passivo dal pubblico, ma ogni singola nota è stata cercata, voluta, durante l’ascolto, così come attivo è stato il modo di suonarla, e offrirla al proprio pubblico da parte di tutti i musicisti che compongono questo ensemble, che ha sviluppato un’intesa capace di far apparire tutto semplice e naturale, e che suona, a volte, con l’intensità e la ricchezza di colori timbrici di un’orchestra. Ironica: mi è sembrato di scorgere nella musica di Piovani l’eco di stili e mondi sonori differenti che vanno da un certo gusto per la melodia dal sapore mediterraneo, alla suggestione del jazz (penso a musicisti come Piero Umiliani ad esempio), al disincanto amaro del profilo melodico di certi temi di Nino Rota, il tutto tenuto insieme dalla sua capacità di mantenere nei confronti della propria musica un atteggiamento di sano disincanto e dubbio, che sa essere ironico e dissacrante con se stesso e con gli altri, e che si manifesta apertamente, in modo programmatico, in brani come “Melodia sospesa” in cui il gioco tra autore e composizione si spinge fino a definirla come opera che non può avere un finale. Marziale: nel senso di ricco di elementi ritmici che fanno pensare alla marcia, alla lotta con un elemento terzo con cui autore e opera si confrontano come se la musica e la sua melodia prendessero forma da una materia sonora primitiva, così come uno scultore fa con una sua opera partendo dal marmo, dal ferro, dalla pietra. Il ritmo è un elemento strutturale compositivo fondamentale e comune a quasi tutti i brani che sono stati eseguiti ieri. Così come il fatto di essere tutta musica applicata o ispirata a fatti extramusicali: dalla suite di brani tratti dalle colonne sonore di alcuni film di Nanni Moretti (La stanza del figlio, La messa è finita), a La vita è bella, e La voce della luna; alla sigla del programma televisivo Anno Zero, per arrivare alla suite ispirata ai miti greci di Icaro e Narciso; ricordando le musiche composte da Piovani per De Andrè (“Non al denaro, non all’amore né al cielo”; “Storia di un impiegato”). Il brano dedicato alla poesia di Pier Paolo Pasolini (“Poeta delle ceneri”), che ha aperto il concerto, rappresenta forse meglio di qualsiasi altro pezzo questo carattere della musica di Piovani: l’elemento ritmico, martellante, affidato al registro grave genera il primo tema e ne determina il carattere drammatico, dionisiaco, a questo poi risponde un secondo tema, lirico, apollineo, amorevole, confortante, che sembra suggerire che tutte le difficoltà possono essere superate anche quelle più dure, violente, inspiegabili, come ci insegnano giorno dopo giorno, diciotto piccoli bambini e 4 asini, lontano in Romania.
Pianoforte e direzione: Nicola PIOVANI; Violoncello, chitarra e tastiere, Pasquale FILASTO’; percussioni, batteria e fisarmonica: Ivan GAMBINI; contrabasso: Andrea AVENA; sax e clarinetto: Marina CESARI
Per ulteriori informazioni sulle attività di Save The Dogs: http://www.savethedogs.it/.