Per circa due ore, domenica 11 giugno, il Maestro Nicola Piovani , la sua band e l’intero pubblico del Teatro Argentina sono “piacevolmente non esistiti insieme”!
Già!…Con queste parole il Maestro ha preso commiato dagli spettatori, dedicando il loro ultimo applauso a colui che, a suo tempo, sentenziò che solo ciò che passa attraverso la televisione è consacrato all’esistenza.
Mentre questo pomeriggio di condivisione “in carne ed ossa”(così si esprime Piovani) è stato un vero inno alla vita, all’arte, alla bellezza, alla musica.
E questo rito dell’esibizione dal vivo, che viene da tanto lontano, altrettanto lontano giungerà, a prescindere da come e da quanto si perfezioneranno i sofisticati mezzi tecnologici.
L’arte: momento in cui nasce la bellezza.
L’incontro con la bellezza: momento in cui nasce lo stupore.
Quando l’uomo incontra la bellezza avviene un miracolo, tanto potente e capace di tali stravolgimenti da suscitare un brivido di soggezione, un senso di vertigine, un sentimento di paura.
“La musica è pericolosa”.
E’ il tema della serata. Lo dice ripetutamente Nicola Piovani, prendendo a prestito le parole e le emozioni del grande Federico Fellini che, racconta il Maestro, dinanzi al mistero delle note si perdeva, tanto da smarrire talvolta anche il senso del tempo, dilatando le sedute di lavoro..
Fellini sentiva la necessità di proteggersi dalla forza sconvolgente della musica, alla quale si accostava solo facendosi scudo del suo lavoro, come un astronauta che si difende dalle radiazioni, viaggiando nello spazio cosmico.
La musica è pericolosa. La bellezza è pericolosa.
Perchè quando ti tocca veramente, con l’impeto travolgente di un amore adolescenziale, inevitabilmente ti trasforma, ti porta lontano, altrove, e tu sai che non sarai più la persona che eri prima, nulla sarà più uguale a prima.
Ed è esattamente questo ciò che è avvenuto in teatro.
Lo spettacolo è un filo d’oro che intreccia l’esecuzione delle più suggestive colonne sonore firmate dal Maestro, con il racconto sincero, delicatamente commosso, garbato ed appassionante dei momenti artisticamente più intensi e significativi della sua carriera, accompagnato dalle immagini dei film e degli artisti che hanno intessuto con lui questa lunga storia.
Così Nicola Piovani, grandissimo compositore, pianista, direttore d’orchestra, nonché abile narratore, conduce gli spettatori nelle case, nelle stanze, nelle piazze, negli studi di registrazione, nelle radio..
Vedi il Maestro sulla panca del pianoforte, con accanto Fellini, mentre lavorano alla colonna sonora del film “Intervista”.
Sei nella casa dove Roberto Benigni e Vincenzo Cerami consegnano al compositore i versi della canzone “Quanto t’ho amato”, la cui musica prende forma su una fisarmonica, non essendoci un pianoforte a disposizione.
Ti trovi in sala registrazione , trepidante come le mani del Maestro che segue con gli occhi il labiale di Marcello Mastroianni, per accompagnare la sua mirabile interpretazione di “Caminito”, attento ad assecondarne l’andamento ritmico talvolta un po’ libero..
Ascolti insieme con il giovane Piovani l’eco delle campane delle suore, che giunge in lontananza dalla finestra della stanza, in un pomeriggio domenicale piuttosto malinconico. MI-FA-SOL, SOL-FA-MI… Tre sole note che, ironia della sorte, in una delle loro infinite combinazioni, diverranno oggetto di censura, in quanto parte della trama melodica di una celebre canzone di Fabrizio De Andrè, “Il bombarolo”, considerata in seguito simbolo di trasgressione, rivoluzione ed eversione.
E ancora ti ritrovi in Piazza Santa Croce a Firenze quando Piovani commosso, scorge negli occhi del pubblico l’impaziente attesa per l’arrivo imminente di Benigni che si accinge a leggere Dante.
Il Maestro rivive la stessa ansia che provava da bambino quando i suoni della banda del paese annunciavano da lontano la festa del Santo Patrono. Proprio nelle sonorità di questa banda, eco dapprima, fanfara trionfante poi, egli riconosce la cifra musicale che più si adatta a descrivere il genio di Benigni. Nasce così la celebre marcetta che sempre annuncia ed introduce l’artista, la stessa che precede la declamazione della Commedia.
Ancora più lontano nello spazio e nel tempo, è condotto il pubblico quando il Maestro lo fa salire sulla nave Argo dove Orfeo, il primo musico, ammansisce financo l’irresistibile canto delle sirene, con un canto ancora più potente per intensità e ritmica.
E quando la musica descrive la Danza dei sette veli, con cui Salomè ottiene di baciare le labbra di Giovanni Battista sulla sua testa insanguinata, il suono si fa caldo, suadente, intriso di sapore di morte e sangue.
Bellezza immortale della musica. Come immortali e vivi sono i volti senza tempo di Fellini, Monicelli, De Andrè, Cerami, Benigni che campeggiano sullo schermo, e come le immagini dei grandi film che hanno fatto la storia.
Bellezza infinita della musica che ti espande e dilata il cuore, all’ affacciarsi delle prime meravigliose e commuoventi note della colonna sonora che è valsa l’Oscar al nostro grande compositore. E’ il capolavoro di Benigni, “La vita è bella”.
Si, la vita è bella, e lo è tanto tanto di più, e tanto più è viva, se si corre il rischio di misurarsi con ciò che è veramente grande, anche se talvolta intimorisce e spaventa.
Quanta vita c’era nei suoni di questi formidabili musicisti!
Rossano Baldini alla tastiera, ha incantato con le sue melodie evocative e ricche di suggestione, ed ha riempito il teatro con l’intensità vibrante della sua fisarmonica.
Marco Loddo ha regalato il calore e la prondità delle note del contrabbasso, mentre il cuore pulsante della musica batteva nelle percussioni suonate da Ivan Gambini. Pasquale Filastò ci ha accarezzato con la voce calda del violoncello e intenerito con la dolcezza del mandoloncello.
Mirabile l’interpretazione di Marina Cesari che, attraverso il canto del clarinetto e del saxofono, di un’intensità potente, perfetto in ogni respiro, appassionante nel fraseggio, ha dato voce al canto silenzioso e nascosto, ma vivo e presente nel cuore e nella mente degli spettatori.
Meravigliosa, fluida, viva ,immensa la Musica che sgorgava dalle mani di Nicola Piovani, che scorrevano giovani, libere, felici sul pianoforte dell’Argentina!
La musica è pericolosa.. occorre essere coraggiosi! Accogliamo l’appello del Maestro e consegnamo con orgoglio ai giovani ciò che merita di essere tramandato!
Facciamoli accostare alla grande musica, cosicchè quando vorranno scegliere, potranno davvero farlo. Non sceglie, ma è scelto, chi non conosce, e ignora le alternative