La Repubblica – 23 maggio 2012
di Simona Spaventa
«MUSICARE i versi di Eduardo è come danzare in una cristalleria preziosa, ci vuole rispetto reverenziale per non far danni». Parla di responsabilità, perfino di paura, Nicola Piovani nel ricordare quando compose Padre Cicogna, “racconto sinfonico” scritto dal premio Oscar tre anni fa, a venticinque anni dalla morte del drammaturgo – e in scena domani sera al Teatro dal Verme (inizialmente doveva essere agli Arcimboldi), voce recitante Luca De Filippo e orchestra dei Pomeriggi Musicali – sull’omonimo poemetto di Eduardo.
Poemetto poco frequentato, duro fino alla crudezza, che nel 1969, mentre l’Italia dibatteva sul divorzioe si iniziavaa discutere di celibato dei sacerdoti, parla di un prete innamorato che si spreta e fa voto, per espiare, di mettere al mondo tre figli maschi che chiamerà come i Re Magi, e che ogni Natale canteranno le lodi di Cristo. Ma la sorte è crudele nei bassifondi di Napoli, e i bambini non sopravviveranno. «Musicare Padre Cicogna era un desiderio che avevo da più di vent’anni – racconta Piovani – da quando studiavo Eduardo e lo scoprii. Un testo sacro per me. Un Eduardo speciale, con una struttura inconsueta, apertissima, endecasillabi nascosti che quasi sembrano prosa. Però non osavo chiederne a Luca i diritti, siamo molto amici e non volevo metterlo in imbarazzo. Ma quattro anni fa, mentre festeggiavamo assieme i nostri compleanni, osai. Mi disse di sì. Allora andai oltre, gli chiesi di farmi da voce recitante. E lui: “Va bene, sei tu che scegli gli attori”».
Un sodalizio, quello tra Piovani e Luca De Filippo, già rodato per le musiche di scena di parecchi allestimenti, comprese alcune commedie di Eduardo, da Uomo e galantuomo a Non ti pago.
Ma per questa “cantata sinfonica” a quattro voci, che mescola tonalità classiche con colori etnicie popolari,è tutt’altra cosa: «Nicola ha fatto una scelta coraggiosa – dice Luca De Filippo – Di solito mi chiedono i diritti per i grandi titoli, questo invece è un poemetto difficile, crudo, non consolatorio. La storia è quella del prete spretato, ma non è tanto questo che importava a mio padre, quanto la reazione del quartiere. Prima lo accolgono, poi lo condannano senza dargli la possibilità di controbattere. La mancanza di solidarietà, lo scagliarsi contro qualcuno per sentito dire è quello che facciamo anche oggi, e coi media sempre di più. Del resto, il teatro di Eduardo è sempre riuscito a precorrere quello che sarebbe successo nella società,a prevedere gli stati d’animo della gente. Nel pieno dell’ottimismo degli anni ’50, già parlava di una società cinica, attenta solo ai propri interessi.
Quella che viviamo oggi». Una parabola spietata, che ha al centro un omaggio toccante, la ninna nanna che Piovani ha composto su dodici versi inediti scritti da Eduardo per Luca bambino: «Parlano di un padre che dice al figlio quanto gli vuole bene. Un bel pensiero per ricordare papà. Con lui dal punto di vista personale ho perso un punto di riferimento, una controparte seria, importante. E artisticamente mi mancherà per tutta la vita. Era come un accordatore di pianoforti: tu ti mettevi lì, e lui ti registrava per dare il meglio che potevi».