Il canto dei neutrini è una composizione per violoncello solista e orchestra d’archi, arpa, celesta e percussioni. L’opera, della durata di 25 minuti circa, è stata commissionata al Maestro dal festival di Lanciano e è dedicata al violoncellista Luigi Piovano che l’ha eseguita per la prima volta il 3 agosto 2012 a Lanciano con l’orchestra d’archi Fedele Fenaroli diretta da Piovani. Il concerto sarà replicato in autunno a Roma. Ecco le note che Piovani ha scritto come presentazione del programma di sala.
Per i compositori, la natura è da sempre modello e fonte d’ispirazione. Tante opere musicali hanno un titolo o un sottotitolo dedicato a elementi della natura: il mare, la terra, l’alba, le piogge, le nebbie… elementi della natura visibile. Noi però, uomini del terzo millennio, ci troviamo sempre più spesso in contatto, oltre che con la natura visibile, anche con la natura invisibile, cioè con quella natura di cui veniamo a conoscenza non attraverso l’esperienza fisica, percettiva, bensì attraverso libri di scienza, articoli di giornali, servizi televisivi. Oggi anche chi ha poca confidenza con la matematica, la fisica, l’astronomia, anche chi è intellettualmente pigro, viene per automatismi mediatici vagamente informato sugli eventi scientifici, su quegli esperimenti a cui gli scienziati nostri contemporanei dedicano la vita: il Bosone di Highs, le stringhe, l’antimateria, i buchi neri, i neutrini… I neutrini, appunto: quelli che lo scorso anno hanno osato tentare di valicare l’invalicabile velocità della luce, queste entità submicroscopiche di cui leggo e sento dire, che si muovono, si scontrano, si intrecciano senza che io possa percepirne traccia. Sono realtà che non posso vedere, se non in ricostruzioni video che recepisco come qualcosa che sta tra un atto di fede e un gioco della playstation. Questi seduttivi misteri mi dànno un senso di pacifica angoscia, un sentimento di religiosità non verbalizzabile, uno stupore a cui solo con una partitura riesco a dare corpo. Quest’ultima opera, Il canto dei neutrini, per me non poteva avere altro che un andamento rapsodico, destrutturato, caotico, un’ anarchia formale che allude a ipotetiche strutture forti nascoste, invisibili. Pensare, immaginare i comportamenti dei neutrini mi risveglia sentimenti diversi: anche favolistici, infantili, simili a quelli seduttivi delle storie delle religioni politeiste; ma anche sentimenti vagamente ottimistici, ironici, beffardi. E se in qualche tratto il violoncello, nel suo virtuosistico peregrinare, scivola in uno scampolo di tango sensuale, è perché mi piace immaginare che i neutrini, oltre che obbedire alla inflessibili leggi della natura – o Chi per lei – deroghino ogni tanto in qualche pausa ricreativa: nel mondo invisibile l’immaginazione di noi profani è autorizzata a volare nei cieli creaturali della favola. Il canto dei neutrini è dedicato al grande virtuoso di violoncello Luigi Piovano.
Nicola Piovani